Risk Philosophy

"Il Risk Management è una componente cruciale di ogni strategia di
creazione di valore e di massimizzazione del rendimento del capitale investito
da un'impresa" (A. Profumo, CEO Unicredit Group)


venerdì 18 dicembre 2009

Riduzione dei danni da incendio negli edifici storici


Gli effetti deleteri dell'ossidazione provocata dall'acido cloridrico sui metalli a seguito di un incendio sono conosciuti a tutti gli addetti ai lavori poichè, in quasi tutti i casi, bobbiamo rivolgerci a ditte specializzate per l'effettuazione delle necessarie bonifiche. Tutavia questa problematica è meno conosciuta per quanto riguarda gli effetti sugli edifici storici e sul loro inestimabile contenuto.
Prysmian, società sorta da uno spinoff della Pirelli e leader mondiale nella produzione e posa di cavi elettrici, ha effettuato uno studio su questa problematica comparando le emissioni di un cavo tradizionale con uno di tipo Afumex a bassa emissione. Lo studio, particolarmente interessante, è stato presentato con un articolo di cui riportiamo il testo integrale:
Presenza di cavi all'interno di edifici storici
L’uso di cavi all’interno degli edifici storici è molto differenziato e possono essere presenti impianti di varia natura; questi cavi occupano una massa considerevole e in caso di incendi le emissioni svolte dalla loro combustione esercitano una funzione nefasta, non soltanto sulle superfici architettoniche, ma anche sui materiali costituenti gli oggetti appartenenti alle collezioni museali che sono frequentemente ospitate negli interni in questione (metalli, superfici pittoriche, legni, carta, avori, ceramiche, vetri ecc.). L’importanza di avere a disposizione una tecnologia vantaggiosa, in termini di bassissima emissione di gas dannosi, è quindi evidente. Il problema era ben conosciuto fin dai secoli scorsi: un cronista inglese del Seicento, John Evelyn, osserva la presenza di patine giallastre o bruno scuro che andavano formandosi, in quei tempi, sulle opere pittoriche di quello che rappresentava il nucleo fondamentale della National Gallery di Londra, e che allora era già conservato in centro città. Egli attribuisce la formazione delle patine in questione al deposito di fumi, derivanti dalle combustioni operate per il riscaldamento domestico e per le attività artigianali. A quei tempi, era quindi già presente la consapevolezza del possibile danno dovuto alla tossicità nei confronti degli esseri umani, ma anche dei danni alle superfici dei manufatti artistici. In questo caso, le combustioni non erano di tipo accidentale, ma erano dovute alle attività antropiche, e risultavano aggravate dal fatto che in Inghilterra si usava bruciare carbone, le cui emissioni, dato il particolare carattere composizionale, sono maggiormente degradative rispetto a quelle della legna. È ormai ben noto che all’interno dei fumi è possibile individuare:
• Anidridi dello zolfo
• Ossidi di azoto
• Acido cloridrico
• Acido fluoridrico
• Particelle incombuste.
I primi termini di questa serie sono in grado di conferire pH acido alle soluzioni (direttamente o in seguito a idratazione) ed esercitano quindi un’azione degradativa e corrosiva; essi si svolgono normalmente, quando vanno in combustione i materiali plastici, contenuti nell’interno dei cavi di tipo tradizionale. Vi sono poi molecole, come l’anidride carbonica, che non esercitano un’azione chimica diretta sui materiali artistici, ma sono in grado di svolgere un’attività degradativa specifica, nei confronti degli intonaci e delle pietre di tipo carbonatico. Il particellato e i fumi costituiti dalle particelle incombuste sono i responsabili dei depositi neri e delle patine giallastre cui si è fatto cenno e delle variazioni cromatiche che rivestono un’importanza fondamentale in termini di “leggibilità” della superficie; tali depositi devono anche essere considerati in termini di conservazione della superficie, in quanto contengono alcuni componenti chimici che sono in grado di accelerare il degrado dei materiali sottostanti. La ricerca effettuata ha analizzato il comportamento al fuoco di differenti tipologie costruttive di cavi, ed ha valutato le emissioni svolte durante la combustione di cavi tradizionali (o standard) e durante la combustione di cavi a bassa emissione di tipo Afumex. Nel caso dell’acido cloridrico, gas che si sviluppa in quantità estremamente rilevanti nelle combustioni di cavi il cui isolante è costituito da mescole a base di PVC (cloruro di polivinile), si registra un’eclatante differenza nel confronto con un cavo di tipo Afumex che, non contenendo alogeni nella mescola, non svolge alcuna emissione di acido cloridrico. È stato rilevato un andamento, nelle emissioni, sostanzialmente analogo a quello dell’acido cloridrico, anche per quel che riguarda l’anidride carbonica. Valutando l’andamento dei grafici riportati, si nota che nei cavi di tipo Afumex, non solo l’emissione è significativamente inferiore a quella nei cavi standard, ma che il picco di emissione viene raggiunto in un tempo circa doppio rispetto ai sistemi tradizionali. Ovviamente questo dato non ha nessuna importanza per quanto attiene al manufatto artistico, ma è comunque molto importante per consentire l’evacuazione in sicurezza, di locali eventualmente interessati alla combustione, da parte dei visitatori e del personale di servizio.
Per saperne di più: http://www.prysmian.it/export/sites/prysmian-itIT/attach/pdf/Afumex_Guida_all_Uso.pdf

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